prefazione
mappa orientativa

Tommaso Acuti aveva iniziato a lavorare da quando era ancora molto giovane, voleva guadagnare dei soldi per rendersi al più presto indipendente. Viveva in una famiglia numerosa e la casa in cui abitava non era molto grande, aveva quindi l'esigenza di avere uno spazio tutto per sé in cui potesse organizzarsi come meglio credeva.

Tra gli innumerevoli interessi, Tommaso era appassionato di elettronica. Aveva studiato in un istituto tecnico e poi aveva approfondito le sue conoscenze attraverso diversi corsi specializzati nelle nuove tecnologie allora emergenti. Erano gli anni in cui il miracolo economico italiano prendeva piede, nel secondo decennio del dopoguerra. La popolazione iniziava ad adottare le nuove apparecchiature per la casa: il frigorifero, la lavatrice, il telefono, l'aspirapolvere e... il televisore, la famosa scatola "magica" in cui si potevano vedere immagini, sentire parole e musica pigiando semplicemente un bottone.

Dopo alcuni mesi in cui aveva preso a lavorare provvisoriamente come tecnico per la riparazione di lavatrici, Tommaso Acuti entrò nel mondo del lavoro venendo assunto come aiutante radiotecnico presso la ditta Tecnoservice. La ditta, altamente specializzata nella riparazione dei televisori a tubo catodico, era intestata a due tecnici di prim’ordine: Sergio Vandellisti e Bruno Jannarkop. Affascinato dal mondo dell'elettronica, Tommaso seguiva con interesse gli insegnamenti dei due esperti professionisti, facendo man mano tesoro dei preziosi insegnamenti datigli proprio dai due datori di lavoro.

In quegli anni alla radio, ritenuta allora il primo mezzo di informazione e di intrattenimento, veniva accostata la nuova ed emergente televisione. In America la televisione aveva preso corpo già negli anni Quaranta, mentre in Italia si dovrà aspettare verso la metà degli anni Cinquanta. Negli anni Sessanta in poco tempo ogni famiglia di ceto medio possedeva, magari con qualche piccolo sacrificio, un televisore in bianco e nero e ovviamente a valvole. Allora la Rai, unica emittente su tutto il territorio nazionale, trasmetteva un solo canale tv: il programma Nazionale, ovvero l'antenato dell'attuale Rai Uno. Prima dei programmi giornalieri, l'emittente trasmetteva il monoscopio, ovvero un’immagine televisiva fissa prodotta allo scopo di verificare la qualità delle trasmissioni e delle apparecchiature televisive. Il segnale video era inoltre accompagnato da un suono continuo per verificare il livello audio. La luminosità, il contrasto e il volume potevano essere quindi corretti, tarati e sintonizzati in maniera adeguata. I programmi iniziavano alle cinque del pomeriggio con la tv dei ragazzi e terminavano alle ore ventitre con il telegiornale della notte. Il monoscopio, quindi, era utile ai proprio tecnici riparatori per poter verificare la qualità degli apparecchi a qualsiasi ora della giornata.

Tommaso, dopo un periodo passato in laboratorio come addetto alle riparazioni di apparecchi radiofonici e alla installazione di antenne per la ricezione del canale televisivo, iniziò a seguire le riparazioni degli apparecchi televisivi a domicilio. Nell’azienda Tecnoservice Sergio Vandellisti era un tecnico di grande esperienza, curava inoltre l'aspetto economico e commerciale, era burbero ma efficace nella conduzione del laboratorio e nella gestione del personale. L'altro tecnico e socio Bruno Jannerkop era il factotum dell'azienda, i casi più difficili venivano affidati a lui, data la sua grande professionalità acquisita direttamente in Germania nella fabbrica produttrice dei prestigiosi televisori Graetz. Il signor Bruno, alto, distinto, di bell’aspetto, sempre sorridente, elegante e rassicurante nei modi, era il tecnico che, nella maggior parte dei casi, seguiva gli interventi e le riparazioni a domicilio.

Un giorno Tommaso seguì il suo capo Bruno presso una famiglia benestante per la riparazione della loro tv. Entrati nell'abitazione del cliente, i due tecnici si avviarono nella sala dove era posizionata la preziosa "scatola magica". Il televisore poggiava su un classico carrello a ruote con un piccolo ripiano di vetro in basso, su cui generalmente i proprietari dell’apparecchio tenevano una copia del Radiocorriere Tv, il classico giornale che permetteva di conoscere i programmi del giorno. La signora di casa informò subito i due tecnici di quali fossero i problemi dati dalla tv. "Da un paio di giorni non vediamo bene, l'immagine è distorta e l'audio dà un continuo fruscio... da cosa dipenderà?" - chiese gentilmente la signora. "Non si preoccupi, adesso vediamo subito" - rispose prontamente Bruno, iniziando a smontare il pannello posteriore della tv. Accese l'apparecchio e, dall'alto della sua esperienza, si accorse subito che la sintonia del televisore era fuori dalla regolare taratura. La grande manopola laterale esterna della televisione, quella che regolava la sintonia, era stata, forse involontariamente, semplicemente spostata. Il signor Bruno, come se nulla fosse, prese i puntali del "tester" (l'apparecchio di controllo usato solitamente dai tecnici) cercando di individuare la valvola che poteva provocare il disturbo dell' immagine, mentre la signora, lì accanto, osservava preoccupata le operazioni del tecnico. "Nulla di grave signora, non si preoccupi!" - disse il tecnico - "Probabilmente è una valvola da sostituire”. "Tommaso, passami una PCL 85!" Tommaso, pur essendo un po’ sorpreso, obbedì al suo capo, aprì la borsa degli attrezzi e gli allungò, come gli era stato chiesto, la valvola PCL 85. Bruno con la mano destra tolse dallo zoccolo la vecchia valvola del televisore e la sostituì con la nuova, mentre con la mano sinistra, cercando di non farsi notare dalla signora, riposizionò la manopola laterale esterna nella corretta posizione. Il televisore magicamente tornò a funzionare perfettamente. "Ecco fatto, come immaginavo era una valvola difettosa" - furono le parole che Bruno pronunciò fissando intensamente gli occhi del perplesso Tommaso in segno di intesa. "Grazie, meno male che ha risolto!" - replicò l’ignara signora. "Bene signora, se mi dà uno straccetto, coglierei l'occasione per dare una pulitina qui nel retro del pannello" - fu l'ingannevole richiesta del furbo tecnico. "Va bene, vado subito a prenderlo nella stanza qui accanto" - rispose la signora. Mentre la signora si allontanava per andare a prendere lo straccetto, Bruno con una mossa fulminea rimise la vecchia valvola perfettamente funzionante nel televisore, appoggiando la valvola, fintamente sostituita, sopra il televisore. La signora gli portò lo straccetto. Bruno finse di pulire e poi richiuse con cura il pannello posteriore. "Ecco fatto" - disse Bruno con tono pacato e rassicurante - " questa valvola "vecchia" la buttiamo via noi, va gettata, o meglio smaltita, negli appostiti rifiuti speciali". Tommaso riprese la valvola e la rimise nella borsa degli attrezzi. "Grazie", - disse la signora - "quanto Le devo per l'intervento?" "Sono 15mila lire". La signora, soddisfatta per la riparazione, pagò ringraziando nuovamente. I due tecnici uscirono di casa salutando cordialmente, mentre Tommaso teneva un leggero ed incredulo sorriso sulla labbra. I due tecnici, saliti nella macchina, che era parcheggiata sotto la casa della cliente, si guardarono in faccia e Bruno, vedendo Tommaso perplesso ed ancora più incredulo, iniziò a spiegare quanto accaduto."Vedi Tommaso, questa di oggi è la quarta volta che la signora ci chiama per la riparazione della sua tv... e per lo stesso motivo!...ancora la manopola della frequenza spostata!"... ogni volta le ho sistemato la frequenza semplicemente regolando la manopola... e alla fine, non avendo sostituito niente, non potevo chiederle niente. Non tenendo conto dell' ora impiegata, della macchina, della benzina, ogni volta abbiamo perso tempo senza guadagnare nulla! Sarebbe possibile lavorare in questo modo?" Tommaso annuì sorridendo... e, cercando di convincersi, capì alla svelta che nel mondo del lavoro se non si adottano certe strategie non si posso ottenere dei risultati soddisfacenti. Per il giovane Tommaso questa fu la prima lezione da tenere bene a mente su come funziona il mondo del lavoro. Le nuove tecnologie comportavano vantaggi ma anche nuove realtà nel campo dell'elettronica domestica. Finita l'era in cui i televisori funzionavano a valvole, i nuovi apparecchi televisivi, non più a tubo catodico ma a schermo piatto, montavano circuiti a transistor integrati. Le riparazioni e l’assistenza dei nuovi circuiti integrati non necessitavano più di grandi interventi. I pezzi di ricambio degli eventuali circuiti interni venivano forniti a schede, sostituite direttamente dalla fabbrica di costruzione e di conseguenza molti laboratori di riparazione avevano difficoltà a sopravvivere. Fu così anche per il prestigioso laboratorio della Tecnoservice. Dopo diversi anni di esperienza come tecnico di laboratorio, Tommaso iniziò quindi ad orientarsi in altri campi lavorativi, alla ricerca di nuove strade e stimoli diversi. Poter lavorare per poter rimanere indipendente era comunque l’obiettivo primario della sua vita.

Tommaso Acuti era un tipo curioso, affrontò così una serie di mestieri che, oltre a trasmettergli una più ampia conoscenza del lavoro artigianale, gli permisero di conoscere vari aspetti della tipologia umana. Iniziò quindi a lavorare come tecnico in una ditta addetta all'assistenza e manutenzione di bruciatori per il riscaldamento centralizzato domestico e per grandi condomini. Nei primi anni Settanta gli impianti erano alimentati a nafta. La nafta, densa per natura, veniva riscaldata in un piccolo serbatoio attraverso un sistema di liquefazione e, una volta resa liquida, veniva immessa nel bruciatore, compressa in un ugello e attraverso una scarica elettrica (ad alta tensione) accendeva la fiamma che a sua volta riscaldava il serbatoio dell'acqua per l’impianto di riscaldamento. Tutti gli impianti erano dotati di centraline elettriche che coordinavano le fasi di accensione dell'impianto stesso e gli orari di riscaldamento condominiale. Il lavoro non mancava mai, anche perché la ditta Baltur Service faceva l'assistenza tecnica in tutta la regione. Gianfranco Zocchi era il fondatore della azienda, datore di lavoro, coordinatore del servizio tecnico e responsabile amministrativo dell’azienda. Gianfranco era un tipo molto riservato e schivo, aveva una bella moglie la quale fungeva da aiuto-segretaria nei momenti di maggior intensità lavorativa. Tra i dipendenti spiccava per qualità Antonio, un tecnico di grande esperienza a cui fu affiancato il giovane Tommaso. Antonio era di temperamento allegro e durante gli interventi di assistenza o manutenzione agli impianti non mancava mai di "elargire" battute divertenti. Pur avendo circa una decina d’anni di differenza, tra Antonio e Tommaso c’era un certo feeling, si intendevano velocemente scambiandosi anche opinioni sulla loro vita privata... e così fu per un lungo periodo. Un giorno arrivò nella segreteria dell’ufficio una chiamata urgente per un intervento presso un piccolo condominio situato in Val d'Ega, una località poco distante dalla sede dell’azienda. Antonio, solitamente sempre presente e molto attivo nell’azienda, proprio quel giorno era assente per malattia. Vista l'urgenza del caso, il signor Gianfranco volle sostituirlo personalmente, mantenendo sempre l’impegno di pronta assistenza nei confronti dei clienti più esigenti e quelli di vecchia data. Preparati gli attrezzi e gli strumenti di controllo, Gianfranco e l'assistente Tommaso salirono in macchina e partirono alla svelta per recarsi sul posto della chiamata. Imboccata la statale che li portava sul luogo stabilito, Gianfranco, ottimo autista, cercava di velocizzare il viaggio per arrivare in tempo all'orario stabilito con il cliente, ma all'improvviso una lunga coda di automobili rallentò la corsa fino a fermarla. Il signor Gianfranco e Tommaso dopo diversi minuti di attesa, non capendo il motivo di quell’improvviso intasamento e blocco stradale, scesero dalla macchina per capire meglio cosa stesse succedendo. Tommaso, incuriosito e sollecitato dal suo datore di lavoro, camminò per un tratto di strada in avanti, per capire meglio se fosse possibile in qualche modo proseguire il viaggio che li avrebbe portati alla meta stabilita. Dopo circa cento metri Tommaso vide sulla strada lampeggiare i segnalatori della polizia stradale e della Croce Rossa. Avvicinatosi ancora, improvvisamente una scena incredibile apparve agli occhi del giovane Tommaso: un furgone Coriasco Fiat rovesciato su un fianco con le ruote all'aria, a lato della carreggiata, era stato travolto da un grosso masso di circa nove metri cubi. L’enorme masso si era staccato dalla montagna ed era piombato sul furgone, che in quel momento stava transitando verso sud, poco prima che passassero i due tecnici. Il corpo di un giovane autista giaceva morto all’interno dell’abitacolo. Il volto insanguinato appoggiato sul finestrino dalla parte della guida con il volante di guida ancora tra le mani del giovane sfortunato fu un’immagine terrificante. Tommaso, che non credeva ai suoi occhi, tornò indietro spaventato e arrivato alla macchina della ditta raccontò quanto aveva visto al suo datore di lavoro. Poco dopo la polizia stradale iniziò a far defluire lentamente il traffico, che nel frattempo aveva formato una lunghissima coda. Il signor Gianfranco e Tommaso ripresero il viaggio passando lentamente accanto al furgone travolto. La visione della terribile disgrazia aveva sconvolto i due tecnici, che erano comunque attesi dall’amministratore del condominio che li aveva chiamati urgentemente. Giunti sul posto eseguirono con cura la manutenzione e, dopo circa un’ora, l'impianto era tarato e messo a regola d'arte per il perfetto funzionamento. Dopo aver dato alcuni consigli per il buon funzionamento dell’impianto di riscaldamento, i due tecnici ripresero la strada per il ritorno in azienda (sede). Ritornati all’altezza del luogo dell’incidente, i due tecnici furono nuovamente costretti a fermarsi, poiché le autorità competenti stavano ancora completando i rilievi di legge. Tommaso e il signor Gianfranco scesero dalla macchina. Proprio in quel momento gli addetti alle pompe funebri avevano sollevato il corpo senza vita dello sfortunato giovane autista per adagiarlo dentro una bara di metallo. Il corpo ormai irrigidito nella posizione di guida con le ginocchia piegate non permetteva il raddrizzamento delle gambe, raddrizzamento necessario per poter mettere il coperchio di chiusura alla bara. I messi del servizio funebre dovettero faticare per riuscire a posizionare il corpo nella consueta posizione orizzontale. Il signor Gianfranco completamente esterrefatto assistette alla scena e, osservando con attenzione il viso del giovane autista, ebbe un improvviso ricordo. “Non ci posso credere” - disse portandosi le dita delle mani alla fronte - “questo giovane io lo conosco, mi ricordo... non più di due mesi or sono era passato nel nostro laboratorio per un colloquio di lavoro”. Tommaso, sorpreso, osservò con compassione il volto rammaricato del suo datore di lavoro.“Questo giovane” - continuò il signor Gianfranco - "mi aveva fatto una buona impressione. Dopo aver ricevuto e analizzato il suo curriculum, gli avevo prospettato la possibilità di un’assunzione in tempi brevi per ampliare il nostro organico, evidentemente non era destino, ma… se lo avessi assunto prima? Forse gli avrei salvato la vita? o… se nel suo destino questa era la sua prematura fine avremmo perso un collega?” Tommaso rimase piacevolmente sorpreso dalle riflessioni e dalla profonda sensibilità del suo datore di lavoro. Quell’uomo dall’aspetto rigido e severo gli aveva inaspettatamente rivelato la sua vera natura.

Nella seconda metà degli anni Settanta imperversavano in tutta la penisola italiana le cosiddette radio libere o private, che trasmettevano in FM, ovvero Modulazione di frequenza. I programmi delle radio libere erano inondati da continui spot pubblicitari abbinati a piccoli divertenti sketch. Il mondo della comunicazione stava velocemente cambiando e nei primi anni Ottanta nasceva in Italia la televisione privata o comunemente detta "tv commerciale". I canali televisivi in pochi anni si decuplicarono. Un mondo nuovo si proponeva alla popolazione italiana. In ogni città nascevano le televisioni locali, in cui venivano creati palinsesti adeguati alle particolari esigenze territoriali.

Affascinato da questa nuova realtà, e avendo coltivato una formazione artistica come pittore prima e come grafico pubblicitario poi, Tommaso ebbe la possibilità di lavorare in uno studio di produzione video nell’ente pubblico. Il Centro Audiovisivi si occupava principalmente di video in funzione didattica, orientandosi nelle diverse discipline in ambito scolastico, ambientale e artistico. Presso il centro di produzione venivano organizzati corsi e stage di metodologia ed educazione all’immagine diretti da esperti insegnanti, educatori e registi provenienti da tutto il territorio nazionale. Il dottor Orlando Pandozzi, responsabile della ripartizione scuola e cultura, era un direttore esigente, amante del buon gusto e dell’estetica. Amava il bello e la perfezione, cercando sempre collaboratori che potessero soddisfare le sue aspettative nell’ambito dei programmi proposti dal suo Assessorato. Accortosi delle notevoli capacità creative di Tommaso Acuti, il dottor Pandozzi iniziò a commissionargli svariati progetti in ambito grafico e di videoproduzione documentaristica, tra cui un video film sulla costruzione di una statua in bronzo dal titolo: "Scolpire con il fuoco, genesi di un’opera d’arte". Tommaso, entusiasta dell’apprezzamento del suo direttore, rispondeva sempre al meglio e con passione ai compiti che gli venivano man mano assegnati. Mentre avvenivano le varie fasi per la realizzazione degli incarichi affidati, Tommaso era solito presentare in anteprima l'idea del progetto al suo direttore. "Bene, ottima idea!"- era la tipica e consueta risposta dell'esigente direttore - "direi che rende perfettamente l'idea e centra la finalità del nostro progetto". Qualche volta il dottor Pandozzi, quando voleva aggiungere qualcosa di suo nel nascente progetto, usava una sua tipica espressione: "Va benissimo, signor Tommaso, ma... se volesse 'eccellere' si potrebbe aggiungere magari un dettaglio." Il termine 'eccellere' per Tommaso era diventato un dogma, uno stimolo che avrebbe fortificato e consolidato il suo "modus operandi" anche in tutte le future esperienze lavorative. Il suo direttore, forse inconsciamente, aveva temprato, in modo razionale e forse perfezionista, il carattere dell’ancora giovane Tommaso Acuti.

Dopo alcuni anni, acquisite con successo tutte le tecniche di videoripresa, a Tommaso fu offerta la possibilità di tenere dei corsi di videoregistrazione, tecniche di ripresa e montaggio per una nota associazione culturale. Tommaso Acuti, in collaborazione con una regista della RAI, tenne un corso articolato in venti lezioni teoriche e pratiche; il risultato fu soddisfacente e, a fine corso, anche la stampa locale ne parlò con interesse, informando e pubblicizzando i corsi agli appassionati del settore. Nei primi anni Ottanta la videocamera amatoriale aveva completamente sostituito la classica cinepresa Superotto e molti amatori, appassionati di cinema, iniziarono a cimentarsi nel mondo della home-video. Molti telefonarono alla segreteria dell’associazione per prenotarsi ai corsi successivi. La notizia in poco tempo ebbe notevoli sviluppi e, tra questi, uno totalmente inaspettato. Un centro di produzione televisiva locale si era messo in contatto con Tommaso Acuti per una proposta di lavoro. Renato Zercon era il titolare di un centro di produzione TV: “Società Telediffusione TCA”. La società televisiva era inserita nel palinsesto della stessa TCA regionale con circa il 20 per cento delle ore di programmazione settimanale. La società doveva quindi coprire poco meno di tre ore giornaliere di trasmissione collocate in diverse fasce orarie. Renato Zercon era principalmente un imprenditore che aveva investito nella televisione per ricavare utili attraverso la pubblicità. La pubblicità, cosiddetta ‘anima del commercio’, era (ed è) la fonte di guadagno essenziale per poter produrre programmi televisivi nelle televisioni commerciali. In base agli ascolti (ovvero l’audience o lo share) degli stessi programmi prodotti, si potevano stipulare contratti pubblicitari con le varie aziende interessate. Per questo motivo il signor Zercon doveva in primo luogo inventare e produrre programmi televisivi e poi, di conseguenza, creare spot pubblicitari da inserire negli stessi programmi. Venuto a conoscenza delle qualità di Tommaso Acuti cercò di inserirlo nell’organico del suo centro di produzione. Dopo alcuni contatti telefonici e un paio di colloqui verbali nei quali gli fu spiegato quale ruolo avrebbe avuto nel centro di produzione, Tommaso iniziò la sua collaborazione. Il marketing e il primo contatto con i clienti fu dato ad un’abile e scaltra figura femminile, la quale aveva il compito di illustrare il bacino di utenza, le caratteristiche delle produzioni e i futuri sviluppi della televisione commerciale. Possedendo le qualità tecniche e artistiche necessarie per la creazione di spot televisivi, Tommaso era proprio la persona adatta per un emergente centro di produzione. A lui fu affidata la completa realizzazione di spot pubblicitari e redazionali di servizio: riprese, montaggio audio-video, testi, animazione grafica e regia. Tommaso era diventato una sorta di factotum e, parafrasando il termine "due piccioni (anzi molti) con una fava sola", per il signor Zercon Tommaso era l'ideale. Il prodotto così confezionato e ottimizzato era pronto per essere messo direttamente in onda. Ogni lavoro portato a termine veniva retribuito con un compenso fisso, stabilito sulla base dei preventivi fatti con il cliente. Tommaso era abituato a lavorare con precisione e pignoleria e non badava al proprio tempo impiegato per ottimizzare il prodotto finale, mantenendo sempre la stessa quota pattuita con il titolare del centro di produzione. Il Signor Zercon era sempre soddisfatto del lavoro finito: “Ottimo lavoro!” - era la frase ricorrente del titolare - “Bravo, ma forse avremmo potuto sorvolare su alcuni piccoli aspetti del montaggio per velocizzare la confezione del prodotto. Tommaso, a volte sei troppo pignolo!” Tommaso annuiva, sorrideva, ma non condivideva affatto alcune considerazioni del proprio titolare. Essendo un esteta, era abituato a compiere i suoi lavori nel miglior modo possibile, ormai da anni aveva acquisito una mentalità che gli imponeva di eseguire determinati lavori con precisione e soddisfazione. Com’è possibile dire ad un proprio dipendente: “Non serve essere precisi e così pignoli, l’importante è essere veloci! – o - Il tempo è denaro!"- si chiedeva Tommaso. L'infelice frase aveva urtato la sua sensibilità artistica e creativa. Nel mondo del commercio è ovvio che il tempo sia importantissimo, ma la qualità del prodotto determina le possibilità di vendita! Se un lavoro, ovvero un prodotto, è fatto male, non viene acquistato e anche se è stato fatto in poco tempo, questo lo si può definire: tempo perso! Le perplessità dell’ormai maturo Tommaso Acuti lo facevano riflettere sulla svariata tipologia delle persone incontrate nel cammino della sua vita… ma ciò che doveva ancora incontrare era veramente curioso.

Tommaso Acuti aveva acquisito una buona popolarità come valente videomaker e, dopo una serie di apprezzate co-produzioni, fece un importante salto di qualità. Ebbe l'occasione di lavorare in un famoso studio di produzione video: la TNSA, un grande e rinomato centro di produzione provvisto di molte sale di posa, sale di registrazione e sale di montaggio, nelle quali curò tutte le fasi del video sperimentale Remote Control, di cui la RAI acquistò i diritti d’autore. Il centro era frequentato da importanti registi che dirigevano spot, animazioni, film sperimentali e documentari di vario genere. Diversi docenti di linguaggio audiovisivo, sintassi cinematografica e nuovi media erano soliti frequentare stage sulle nuove ed emergenti tecnologie informatiche. Tra le molteplici personalità che frequentavano il centro, vi era anche un famoso regista: Sergio Imbriglia. Il dottor Imbriglia, oltre ad avere un curriculum di tutto rispetto con numerosi riconoscimenti, era noto anche per essere un grande appassionato di enigmistica. Era un tipo perfezionista ed era molto esigente con tutti gli operatori che gli ruotavano attorno. Cameraman, tecnici montatori, fonici, ma anche attori e tutto il personale di supporto lo temevano, pur ammirando le sue notevoli capacità creative. Quando qualcosa non lo convinceva o non funzionava a dovere, era solito dire - " Nooo! no, no no! NCS! NCS ovvero Non Ci Siamo!" - era una sua tipica espressione... e lo ripeteva spesso! Ormai l’espressione NCS era diventata un acronimo che tutti conoscevano alla perfezione.

Un giorno il famoso regista, particolarmente arrabbiato con Cesare, un suo operatore, aprì furiosamente la porta della sala di montaggio dove Cesare stava lavorando e, puntando il dito indice verso di lui, gli disse: -"610 sì...tu sei...610, scriviti questo numero sulla lavagna e guardalo bene". Il povero operatore si chiedeva cosa intendesse con quel "610". "Forse è il numero di un ciak di produzione",- si chiedeva, ma non riusciva a capire bene cosa volesse dire con quel numero. "Pensa bene a quel numero, pensa al tuo rendimento e ti sarà tutto chiaro". gli ripeteva il dottor Imbriglia con tono risentito. Anche Tommaso, sentendo quel numero, si chiedeva cosa volesse sottintendere l'esigente regista con quell’espressione. Cesare nella fase di montaggio di un video aveva invertito una scena in un’importante sequenza. Il regista non aveva fatto tempo a visionare la bozza del prodotto e, poiché aveva molta fretta e pensando di potersi fidare del tecnico Cesare, lo aveva mandato in anteprima al committente per avere l'approvazione del prodotto prima di poterlo ottimizzare in tutte le sue parti. Il grossolano errore del povero tecnico montatore Cesare (forse pasticcione o ancora inesperto) nella fase di montaggio, faceva sì che lo spot assumesse un significato totalmente diverso dal messaggio che il video avrebbe dovuto avere. L'errore portò all'annullamento del contratto, con il conseguente introito pubblicitario pari a zero. Tommaso, venuto a sapere dell’errore causato dal tecnico Cesare e del conseguente sviluppo, intuì il vero significato di quel 610 detto dal dottor Imbriglia, regista enigmista. Prese un gessetto e andò verso la lavagna dello studio e riscrisse il numero cifra per cifra ma in lettere, numero che quindi assumeva il seguente risultato: Sei Uno Zero. "Ecco il significato!" - esclamò l'intraprendente e soddisfatto Tommaso. Cesare, presente nella sala, sorpreso e amareggiato abbassò il capo rimanendo in silenzio; si era reso conto del guaio che aveva provocato al centro di produzione. Probabilmente la mancata attenzione e il tempo assai ristretto non gli avevano consentito il necessario e attento controllo durante le fasi di montaggio. Appena scritte le tre parole, entrò casualmente nella sala di montaggio il dottor Imbriglia, guardò la lavagna e accortosi della scritta sotto il numero in cifre, scoppiò in una fragorosa risata. "Cesare, non demoralizzarti, avrai modo di rimediare" - furono le parole del regista con tono di compassione e orientando lo sguardo verso l'ingegnoso Tommaso disse -"Bene, su di te non avevo dubbi" - e avvicinandosi a lui continuò - " il tuo intuito e il tuo talento non mi hanno sorpreso, lo immaginavo, così ho intenzione di affidarti un particolare incarico. Il regista enigmista aveva capito il valore del suo prezioso collaboratore.

Tommaso Acuti ogni tanto, di notte, rifletteva sui particolari episodi accaduti nel corso della sua vita: furberie, situazioni drammatiche, sensibilità, abilità lavorative, esperienze artigianali ma anche artistiche, curiosità, stati d'animo, genialità e particolari caratteristiche di personaggi incontrati costituivano il grande puzzle dei suoi frammenti di vita.